Oggi, mentre facevo la spesa, ho incontrato una mia compagna di studi. Ci siamo salutate con un "ciao" freddo e distaccato, nonostante il mio abbozzo di sorriso. Ai tempi dell'università le ho voluto molto bene. Abbiamo studiato assieme. Ci siamo aiutate, o meglio, mi ricordo di averla aiutata molto (ma a volte si ricorda ciò che si vuol ricordare e probabilmente questo è uno di quei casi), e sostenute. Fino al nostro terzultimo esame, psichiatria. Ci eravamo ripromesse, in caso fosse andato male, di aiutarci vicendevolmente. Lei lo passò con un voto decente, io presi 20. Decisi di rifiutarlo (l'unico voto che abbia mai rifiutato). Il libro lo aveva lei. Passai il pomeriggio a tentare di chiamarla, non rispose. La cercai, non si fece trovare. Alla fine andai in biblioteca. Io ritentai l'esame e stavolta lo superai con un voto decente. Lei la incontrai dopo una settimana, assistendo a quello che era per lei l'ultimo esame. Mi salutò frettolosamente. Riuscii, non so nemmeno come, a laurearmi in quella stessa sessione. Io mi laureai il 29 luglio, lei il 28. La vidi alla mia laurea, mi salutò molto freddamente e di corsa. la rividi a dicembre, mentre facevo tirocinio in clinica. Lei passò a salutare. Salutò calorosamente il mio tutor e alcuni specializzandi. Io cercai di avere un approccio amichevole, le proposi se voleva vedere un elettrocardiogramma assieme, lei disse che era molto di fretta, salvo poi restare a parlare,o meglio ad ascoltare ciò che diceva il tutor per l'ora successiva. E allora ciò che sospettavo divenne certezza. ebbi la certezza di essere stata usata finchè le faceva comodo. ero decisamente più brava di lei, e, modestia a parte, per certe cose più sveglia. Ho avuto il dono di un cervello che immagazzina in pochissimo tempo tante informazioni, e ciò mi ha aiutata. Anzi, è stata la mia salvezza, assieme ad una madre testarda. Studiavo per un'oretta al giorno e nemmeno tutti i giorni, ma sono riuscita nel minimo del tempo necessario a portarmi a casa una laurea di cui non me ne poteva fregar di meno. E l'ho aiutata. Le ho passato appunti. Le ho spiegato ciò che non le era chiaro. Finchè le sono servita. Poi ciao. Non mi ha più cercata. E mi pare che quando mi vede mi saluti giusto per educazione. Perchè è molto educata, bisogna dargliene atto. All'inizio ci ho sofferto molto. Quando l'ho rivista oggi mi ha fatto pena. Con i suoi capelli in ordine freschi di parrucchiere, i suoi vestiti firmati e sicuramente costosi e quell'aria così seria in viso. Mi è venuto quasi da ridere. Mi ha dato l'impressione di una persona che pensa molto ad apparire e che per questo finge interesse per ciò che può essere considerato, come dire, "corretto". Dopotutto, gli internisti si credono Dio, e lei è internista. E io rido, pensando che se solo l'avessi voluto quel posto sarebbe stato mio. E lei che si crede chissà chi, con le sue maniere corrette, le sue amicizie giuste (ricordo che frequentava all'epoca solo figli di medici, io ero un'anomalia)... io so che sono superiore a lei. Immodestia? Sicuramente, ma anche consapevolezza.
E comunque, gente come lei mi fa pena. Perchè è gente con la puzza sotto il naso. E la gente così, a parte che pena, mi fa schifo.